Leiva: I sentieri del gigante

Il vero caldo è iniziato solo pochi giorni fa, e il mondo si muove lentamente. Sono le nove e tre di sera, e l'ingresso della vecchia pista di pattinaggio di Wizink è ancora bloccato.
Dall'altra parte della coda, dopo dieci minuti di cortesia, attende un Leiva, che ha appena pubblicato il suo miglior album solista. "Gigante" è molto rock and roll e orecchiabile, un risultato difficile da ottenere, e il suo testo suona come il primo avvertimento di un suicidio, la cui data esatta è sconosciuta, ma nota. Dalla morte di Pereza, Leiva è determinato a trascendere, e ogni album che pubblica sembra migliore del precedente. In questa crociata, ha sacrificato la sua anima, dicendo "sì" troppe volte, accettando il "penultimo" molte volte e innamorandosi dell'unica che non lo voleva più: è impossibile spiegare il perché, ma si vede.
Oggi, senza un luccichio negli occhi e con una scintilla nella penna, inaugura il suo primo concerto alla Movistar Arena con "Bajo Presión", il primo segno di quanto il suo stile stia diventando delicato. Ci sono molte sfumature, sia nell'album che dal vivo, e il tutto è un esercizio di dinamiche che sarebbero state impensabili anni fa.
Poi arriva "Cuarenta mil", la versione nostrana dell'amore che funk e disco condividevano alla fine degli anni '70. In "Gigante", che dà il titolo alla ferita, sfodera un'armonica e il brano ruota attorno a un fantastico riff di chitarra (Zeppelin?), che mette in mostra molti registri diversi in 10 minuti di concerto.
È strano che il pubblico non stia saltando; c'è un tizio proprio qui davanti a me che sembra addormentarsi, e nessuno intorno a me canta. È questa la reazione di massa al successo creativo? Leiva ha appena pubblicato un album che suona come avrebbe fatto La Peña. Il creatore è condannato a essere sempre tre passi avanti alla critica e al pubblico?
Così, reduce da tutto e meno ingenuo del cronista, Leiva abbandona il nuovo album e inizia un altro concerto, quello delle "successi", quello implicito nel biglietto.
Il primo segmento, molto popolare, comprende il pop incisivo di "Lobos", il più prevedibile ma altrettanto efficace "Terribilidade Cruel", il sdolcinato "Superpoderes" e "Sincericidio", una delle sue migliori composizioni. Nonostante la giovane età, Leiva ha già padroneggiato diversi registri e, insieme a una band di otto elementi (fiati, percussioni, batteria, chitarra, basso e tastiere), presenta un'esibizione dal vivo che sembra più un viaggio attraverso l'albero genealogico del rock 'n' roll che uno spettacolo prodotto in serie.
Dopo un altro nuovo brano, "Cortar por la línea de puntos" (Tagliare lungo la linea tratteggiata), e un paio di successi, arriva il grande momento della serata. Con una chitarra acustica, il madrileno rallenta il tempo e invoca un blackout generale dei cellulari; il silenzio riempie l'aria. Il nostro Don Chisciotte di periferia, erede di quei cantautori che scompigliavano le gonne e scatenavano risse, procede verso la trascendenza con "Vis-a-vis", un altro brano in cui si sfoga alla ricerca di qualcosa di più grande e intangibile.
Alla fine, il silenzio è rotto dal suono di "The Call". Alcuni fianchi sono eleganti, altri goffi; alcuni sono sensuali e altri ancora hanno un'ernia come la mia. Ognuna è diversa, ma tutte si muovono al ritmo di un cuore spezzato. Osservando dal mio posto, penso: "È questa la trascendenza?"
Prima dei bis, suonano "Como lo tiene tú" ed "Estrella Polar", successi di Pereza. I coristi di Leiva crescono con Wiz… Movistar e lui saluta ufficialmente, in un'atmosfera difficile da descrivere, con "Lady Madrid".
Ritorna per i bis e se ne va, questa volta sì, con "Como si fueras a morir mañana" e "Princesas", che avevano già avuto un grande successo da tempo.
Mentre se ne vanno, come se il sacrificio avesse funzionato, qualche goccia di pioggia cade sulla città imbarazzata. Poi il cielo si apre e la strada si stende di nuovo sotto i loro piedi.
ABC.es