Senegal: l'ONU denuncia l'escissione collettiva di 11 bambine sotto i 5 anni
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Undici bambine di età compresa tra cinque mesi e cinque anni sono state escisse collettivamente il 15 febbraio nel Senegal meridionale, hanno denunciato martedì 28 febbraio tre agenzie delle Nazioni Unite, esprimendo preoccupazione per la persistenza di queste "pratiche dannose" nel Paese e chiedendo un "risveglio collettivo".
I fatti hanno avuto luogo nel dipartimento di Goudomp, nella regione di Sédhiou, in Casamance (sud), secondo questo comunicato stampa congiunto dell'UNICEF, del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) e di UN Women.
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"Questo è intollerabile e ingiustificabile. È fondamentale che ci assumiamo la responsabilità affinché nessuna ragazza soffra di nuovo questa sorte e per raggiungere il nostro obiettivo comune di porre fine alle mutilazioni genitali femminili in Senegal", ha affermato Tracey Hebert-Seck, rappresentante dell'UNFPA in Senegal, in questo comunicato stampa.
"Sebbene fino ad oggi non siano stati effettuati arresti, le tre agenzie del sistema delle Nazioni Unite elogiano il lavoro delle forze dell'ordine e dei servizi sanitari e di protezione dell'infanzia, nonché l'impegno di coloro che hanno denunciato questi crimini e contribuito a identificare le vittime", prosegue la dichiarazione.
Le tre agenzie "sono allarmate dal fatto che queste pratiche dannose continuino a essere perpetrate con la complicità di alcuni membri della comunità, nonostante gli sforzi compiuti dal governo".
Chiedono "una rigorosa applicazione delle leggi in vigore" in Senegal, un paese dell'Africa occidentale che ha svolto un "ruolo pionieristico nella regione adottando una legge nel 1999" che criminalizza in particolare "la perpetrazione, l'istigazione, la preparazione e/o l'assistenza in un atto di mutilazione genitale femminile (MGF)".
"È difficile comprendere che una violazione così grave dei diritti fondamentali delle ragazze avvenga in un Paese pioniere nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili", ha affermato Arlette Mvondo, rappresentante di UN Women in Senegal, citata nel comunicato stampa.
"Un simile passo indietro è impensabile, dato che l'escissione danneggia l'integrità fisica, la salute e il futuro delle ragazze e compromette la loro dignità. Porre fine a questa pratica è una necessità per garantire pari opportunità e rispetto dei diritti umani", sottolinea Arlette Mvondo.
In Senegal, secondo l'ONU, circa due milioni di ragazze e donne hanno subito mutilazioni genitali femminili e il 12,9% delle ragazze sotto i 15 anni subisce l'escissione .
Le tre agenzie, che chiedono un "risveglio collettivo", affermano di confidare "nell'impegno del governo nel perseguire autori e complici e far rispettare la legge".
BFM TV