Atlanti dell’altrove: l’Ischia Film Festival 2025 racconta il mondo da prospettive negate

di Alessandra Del Prete
«Il cinema è fatto di luoghi e spazi da vivere – spiega Michelangelo Messina, direttore artistico dell’Ischia Film Festival – ma è anche, da sempre, un contenitore essenziale per sviluppare riflessioni e analisi sulle principali criticità della nostra società e delle nostre vite». In queste parole si condensa la filosofia della ventitreesima edizione dell’Ischia Film Festival, che si terrà dal 28 giugno al 5 luglio nella suggestiva cornice del Castello Aragonese.
Fiore all’occhiello della rassegna è “Location Negata”, sezione collaterale diventata ormai vero e proprio incubatore di sguardi trasversali, capaci di illuminare spazi dimenticati, realtà periferiche, margini geografici e umani che raramente trovano voce sul grande schermo.
Sette i cortometraggi in concorso, accomunati da un’attenzione poetica e politica al fuoricampo dell’infanzia e dell’adolescenza, laddove la crescita si misura con angosce quotidiane e contesti urbani o esistenziali intrisi di disagio.
Dalla metropolitana di Milano raccontata in Lima di Giulia Bettaglio, alla Cina sospesa di Amusement Park di Egidio Prudenzano, i film si muovono su coordinate emotive precise, tra spaesamento, sopravvivenza e immaginazione. C’è la guerra nelle rovine di Clear Sky del polacco Marcin Kundera e nelle incursioni intime di Ya Hanouni; la violenza domestica nella claustrofobia di The Past Is Calling di Perla Geagea, mentre Neverland del cinese Jin Hongde disegna un mondo in frantumi in cui i confini tra realtà e sogno si sfaldano.
Anche la selezione dei sette lungometraggi conferma una curatela orientata all’impegno, tra estetica e memoria. Tra le opere italiane spiccano A Man Fell di Giovanni C. Lorusso, ambientato nell’ex Gaza Hospital di Sabra, e Spiaggia di vetro di Will Geiger, che fa della Sicilia una terra di limbo migratorio.
Temi politici e identitari attraversano anche Silent Trees di Agnieszka Zwiefka, ritratto di formazione al confine polacco-bielorusso, e Oceania, dove il disastro climatico si fa esilio. Dal Montenegro giunge Obraz di Nikola Vukcevic, rilettura umanistica del passato, mentre Prison Beauty Contest di Sdran Sarenac riflette sul concetto di bellezza oltre la prigione. Chiude Por tu bien di Axel Monsù, tra riti popolari e empowerment femminile.
L’edizione 2025 si presenta dunque come un atlante emotivo e politico dei luoghi e dei non-luoghi del presente, dove il cinema non solo racconta ma interpreta, denuncia, connette. Un festival che fa della geografia un linguaggio e della memoria collettiva un atto creativo, in grado di generare visioni, confronto, comunità.
Sostenuto da MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Campania – Film Commission, e partner privati come BPER Banca, TRECCANI Esperienze, ViVeTech e BONACINA, l’Ischia Film Festival conferma la sua vocazione di avamposto culturale nel Mediterraneo, dove la settima arte continua a interrogarsi sul presente con coraggio e poesia.
İl Denaro