La mezz'ora della verità di Selvetella

(di Paolo Petroni) YARI SELVETELLA, ''LA MEZZ'ORA DELLA VERITA''' (MONDADORI, pp. 339 - 20,00 euro) - Mentre non fanno che uscire libri in cui gli autori indagano i propri problemi famigliari, ecco un romanzo inquietante, paradossale, comico, grottesco quanto lo è la nostra vita d'oggi, incerta in bilico tra vero e virtuale, tra i social in cui siamo immersi e il mondo in cui viviamo. Non a caso al suo centro ha una App, Varami, capace di rivelare immediatamente con certezza se una notizia, affermazione o altro è vera o falsa, e la vediamo all'opera in un condominio popolare, che sta per un quartiere e tutta la città (Roma). Un racconto corale quindi, a più voci, che solo a un certo punto si focalizzerà su una di queste, Valentino Ricci col suo cane Gringo, facendone un io narrante potremmo dire onnisciente, nel senso che è personaggio del racconto e assieme sa tutto di tutti, di quel che accade e dei suoi coinquilini, quasi le sue indefinite ''significative e delicate mansioni burocratiche'' siano quelle di una demiurgica presenza e partecipazione. ''La verità mi fa male'' cantava Caterina Caselli e qui ecco che quando si fa assoluta e pervasiva diventa solo negativa, distruttiva. Tutti hanno la tentazione di usare Varami e i risultati sono devastanti, anche perché questa voce che non mente mai, che svela le falsità di tutti, dai parenti ai politici, colpisce come un'epidemia. In più si espande presto con surreale autonomia, arrivando a fare rivelazioni segrete, private, di propria iniziativa, senza essere interrogata, senza possibilità di fermarla, perché riesce a autoinstallarsi usando e dando voce a qualsiasi apparecchio elettrico, a qualsiasi elettrodomestico, creando un appuntamento minaccioso di una mezz'ora, ogni giorno alle ore 18, un pericolo che coinvolge tutti e da cui il potere cerca esemplarmente di difendersi come cercò di fare ai tempi della pandemia. Ecco allora quel che accade nella famiglia Rulli con due figli adolescenti e una anziana zia al piano di sopra; a alcune studentesse che coabitano; una coppia di Bangla, Giacinto e Sadia; la professoressa Proietti: persone normali, ognuna delle quali con uno sguardo anche ironico è fatta vivere con i suoi problemi quotidiani e esistenziali a formare storie vere che danno credibilità a tutto il resto, a spaesamenti, desideri, paure, incertezze, che l'App non fa che amplificare e evidenziare, ponendo ciascuno davanti a se stesso, magari con l'aiuto di Ricci. ''Sono anni che accumulo materiali su fatti pubblici e privati …. Ho visto, documentato, scritto …. Ho inventato? No, non proprio. Ho immaginato, piuttosto, ho interpretato, ho ricostruito partendo da quel che avevo. Solo in questo modo è davvero possibile raccontare'', confessa quando i ragazzi lo pressano e lui cerca di dimostrar loro coma possa essere capace di ''mettere in discussione i fondamenti stessi della nostra idea di verità''. Arrivando alla conclusione che ''sia per paura, per pietà o per convinzione, se anche uno solo al mondo crede in noi, allora non siamo perduti''. Con questo racconto, complesso e coinvolgente, Selvetella finisce ovviamente per indagare appunto il concetto di verità, labile e inafferrabile, molteplice in contrasto con la sua idea di assoluto, perché, senza svelare il finale, appare presto evidente che ognuno si crea la sua, frutto delle sue illusioni, delle sue apparenze. Siamo in un'epoca in cui di verità vere e false ce ne sono talmente tante, che nessuna ha più valore. Il racconto di quel che accade, come lo porta avanti Ricci, un po' alter ego dell'autore stesso, diviene allora anche la metafora della verità che è frutto della scrittura, dell'uso delle parole e della lingua che fa il narratore. Conoscenza e parole che il mondo di Internet ha ridotto a una parodia svuotata di senso, ''un recinto, un campo giochi …. in cui ci fanno sfogare e tutto rimane come prima''. Per questo la scrittura è una forma di resistenza, la ricerca ostinata di un senso da condividere (e Varami forse anche questo cercava di fare), facendone una risorsa collettiva, utilizzando ''appieno, cioè insieme, il potere sociale dell'immaginazione. Contro l'alienazione, contro l'ignoranza e l'autoritarismo, costruire insieme la nostra verità''.
ansa