Carolina Orsi: "Faccio giorni detox coi frullati. Il padel? Scoperto con papà Nando"
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Nel palmares medaglie importanti: un oro ai Giochi Europei del 2023, una medaglia di bronzo al mondiale (entrambe in coppia con Giorgia Marchetti) e la voglia di continuare ancora a stupire a 33 anni. Carolina Orsi non vuole smettere né di crescere né di sognare, e dopo aver vinto a Valencia in coppia con Nuria Rodriguez ha già nel mirino il prossimo obiettivo: “Vorrei entrare tra le prime 20 al mondo. Ho finito la stagione 2024 al numero 28, già un ottimo risultato, ma voglio continuare a crescere, anche se sarà difficile sto lavorando bene. Dopo il torneo a Valencia e un altro nelle Asturie comincerò il giro del mondo, partendo dall’America: due tornei in Messico, poi Miami e Cile”. Come il padre Nando, ex portiere della Lazio e oggi opinionista sportivo che le ha trasmesso anche il tifo per la Lazio, anche Carolina ha dedicato la sua vita allo sport, arrivando a raggiungere grandissimi traguardi.
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Suo padre dice sempre che adesso non è più lei ad essere la figlia di Nando, ma lui il padre di Carolina…
“Sì, papà è fatto così, ama fare battute (ride, ndr), la cosa più bella è che sotto questa battuta percepisco tutto l’orgoglio e il piacere che sente nel vedermi giocare. È sempre stato al mio fianco, mi ha sempre seguita e incoraggiata. Credo sia stato un po’ come dargli una seconda vita da giocatore, perché vivono l’adrenalina della partita anche fuori dal campo e vedo che si diverte a seguirmi. Io sento la sua vicinanza, quindi è tutto perfetto”.
Come ci si prepara per un calendario così impegnativo?
“Solitamente mi alleno 6 volte a settimana, con un giorno di riposo. C’è ovviamente la parte di campo, solitamente di 2 ore più un’eventuale rifinitura al pomeriggio che può durare 60-90 minuti. Poi c’è la preparazione fisica che dipende dal periodo: quando sono più ‘scarica’ tendo a caricare di più, mentre in avvicinamento ai tornei lavoro di più sulla velocità, sull’esplosività e sul cardio, con carichi sempre dosati in basi al momento della stagione”.
In cosa consiste la sua alimentazione?
“Sono seguita da una nutrizionista. La mia colazione dipende molto dal periodo. Se devo perdere un po’ di peso di solito mangio uno yogurt con i frutti rossi e un cappuccino con latte vegetale, mentre quando devo spingere di più aggiungo del pane con avocado, che mi permette di assumere grassi buoni, insieme al salmone affumicato, al tonno o al prosciutto crudo. Cerco sempre di fare una colazione completa. A pranzo cerco di unire carboidrati (pasta o patate) e proteine che possono venire dal pesce o dalla carne, accompagnate da un quarto di piatto di verdure. A volte faccio un mini-antipasto con un’insalata caprese o uno sformatino di spinaci. La cena segue lo stesso principio di equilibrio, con più o meno carboidrati in base allo sforzo previsto il giorno dopo. Questa è la mia giornata tipo, poi solitamente una volta a settimana o nel periodo immediatamente successivo a un torneo o comunque a un viaggio faccio un giorno di detox”.
Come funziona il suo detox?
“Di solito ai tornei si mangia al buffet del ristorante, quindi non hai a disposizione gli alimenti e le quantità che vorresti controllare, a partire – ad esempio – dal semplice tipo di olio. Quindi con la nutrizionista programmiamo un paio di giorni di detox a base di frullati per eliminare le tossine e depurare il corpo: al mattino prendo un frullato a base di limone e ginger, a pranzo uno a base di arancia, mango e fragola accompagnato da due uova e un po’ di avocado, perché comunque con il detox non mastichi tanto e a livello psicologico è difficile da reggere senza mangiare nulla di solido. La sera invece assumo un frullato di barbabietola rossa, curcuma e ginger. Come detto, lo faccio una volta a settimana in linea di massima se sono a casa, oppure dopo un torneo. Mi sento proprio bene, sento il mio corpo molto più leggero”.
E il giorno della partita?
“Dipende dall’orario di gioco. Se si gioca il pomeriggio la mattina faccio una bella colazione con pane tostato, avocado, tonno o salmone, cappuccino o tè. Poi dipende: se la partita è all’ora di pranzo nella colazione posso mettere anche una omelette di uova per arrivare pronta al match, se invece è più tardi c’è poi anche il pranzo dove mangio pasta, riso o patate per aggiungere più carboidrati insieme alle classiche proteine e le verdure”.
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Con questi ritmi riesce a prendersi dei momenti per staccare? Quali sono le sue passioni?
“Amo molto il cinema. Purtroppo non ho molto tempo per guardare tutti i film o le serie che vorrei, ho una lista infinita di cose che dovrei vedere (ride, ndr). Leggo molto, soprattutto quando sono in viaggio in aereo, o tra una partita e l’altra. Poi dipende dai momenti, ho preso anche la passione per i puzzle (ride, ndr) che alterno ai videogiochi, allo shopping, qualche mostra. Cerco di tenermi impegnata. Poi ovviamente seguo lo sport, del resto mio papà è stato ed è nel mondo del calcio da tutta la vita, resto una grande tifosa della Lazio. Poi vivo a Madrid, per cui quando c’è El Clásico tra Real Madrid e Barcellona il clima è sempre bellissimo. Ovviamente continuo a seguire il tennis, negli ultimi anni abbiamo tantissimi italiani che rendono davvero bello seguire ogni torneo”.
Com’è nata la passione per il padel?
“È successo per caso. Ero in vacanza al mare con la mia famiglia e Gianfranco Nirdaci, amico di mio padre e presidente del comitato Padel in Italia, invitò me e mio papà a giocare una partita. All’epoca non ne sapevo nulla, tant’è che mi feci prestare la racchetta per giocare, ma alla fine non solo fu divertente, ma addirittura Gianfranco mi disse: ‘Ammazza, giochi bene, perché non provi per davvero?'. Da lì ho cominciato al circolo Aniene, che è ancora il mio circolo, e da un hobby è diventato un vero e proprio lavoro. Da quella partita in vacanza alle medaglie europee e mondiali c’è stata tanta strada in mezzo, ma è stato ed è ancora un viaggio meraviglioso”.
La Gazzetta dello Sport