Dalle banche all’Irpef, si apre tra le tensioni il cantiere della manovra

La Manovra 2026 ha iniziato già da alcuni giorni a comparire tra le discussioni dei leader e dei responsabili economici della maggioranza. Ma quest’anno la sessione di bilancio si intreccia con sette elezioni regionali previste in autunno (Marche, Toscana, Veneto, Calabria, Campania, Puglia, Valle d’Aosta). Quindi non sorprende che i partiti al governo puntino a dare luce verde a misure d’impatto: dalla riduzione dell’IRPEF fino alla nuova rottamazione, passando per le misure a sostegno della natalità (resta forte nel governo l’idea di combattere la denatalità rafforzando le detrazioni per le lavoratrici madri). Ma le risorse, come sempre non saranno molte e quindi andranno fatte delle scelte: le prime tensioni nella maggioranza già iniziano a circolare.
Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier, è tornato a parlare di rottamazione delle cartelle esattoriali: «È urgente». Anzi, di più, «per la Lega, e spero per tutto il Governo, è la priorità». Una «rottamazione definitiva» per «liberare gli italiani ostaggio» dalle richieste del Fisco, ha rilanciato il segretario del Carroccio, che propone anche il cambiamento del modello Isee che avrebbe, secondo lui, «un’impronta ancora troppo socialista». Il punto di caduta sulla rottamazione potrebbe essere la previsione di un intervento mirato contro i rottamatori seriali che però non portano a termine gli impegni con il Fisco presi con l’adesione alle definizioni agevolati. Ma Salvini ha anche riparlato della «flat tax anche per i redditi fino a 100mila euro»,
Per reperire le risorse, Salvini è tornato a parlare dell’ipotesi di un prelievo alle banche («un contributo volontario e spontaneo»). Misura che però non piace a Forza Italia: «Non è con le minaccia di tasse che si ottengono le cose. Serve parlare e confrontarsi. Le banche devono fare la loro parte ma non possono essere indicate come il nemico pubblico numero uno», ha detto il leader azzurro Antonio Tajani.
Il vice ministro dell’Economia di Fdi, Maurizio Leo, ha ribadito che l’obiettivo è «sostenere i redditi del ceto medio». Lo scorso anno è stato reso strutturale il taglio del cuneo fiscale, quest’anno si punta alla riduzione dell’aliquota intermedia dal 35 al 33% per i redditi fino a 60mila euro. Una prospettiva che piace anche a Forza Italia. Va però capito dove reperire i 4 miliardi necessari al taglio delle aliquote. Secondo Fi le risorse andrebbero prese dall’aumento registrato degli incassi delle entrate tributarie.
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