L’America fa un passo indietro sui test sugli animali: i solari chimici non saranno più cruelty-free
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In America si tornerà a sperimentare sugli animali alcuni ingredienti contenuti nei solari, seguendo degli aggiornamenti normativi proposti dalla Food and Drug Administration (FDA), l'agenzia federale statunitense che si occupa di regolamentare i prodotti alimentari e farmaceutici (in America i solari sono considerati farmaci da banco e non cosmetici). A dare la notizia è BeautyMatter, che ha parlato con un rappresentante della FDA: le norme americane sui filtri solari – risalenti al 1999 – stanno subendo delle revisioni in seguito alle scoperte del 2019 secondo cui alcuni ingredienti possono essere assorbiti attraverso la pelle. Per verificarne la sicurezza, i nuovi requisiti proposti dalla FDA includono la sperimentazione sugli animali degli ingredienti chimici per la protezione solare (saranno esenti invece i filtri fisici, perché ossido di zinco e biossido di titanio sono ingredienti considerati "grase", ovvero “Generally Recognized As Safe and Effective”, quindi conformi alle normative).
"Nuovi dati hanno dimostrato che molti ingredienti per la protezione solare che in precedenza si pensava rimanessero sulla superficie, vengono in realtà assorbiti attraverso la pelle e nel corpo. Sebbene molti farmaci non presentino rischi derivanti dall’esposizione sistemica, al momento non è possibile prevedere questi rischi potenziali con alcun metodo scientificamente affidabile, a parte gli studi sugli animali”, ha spiegato il rappresentante della FDA a BeautyMatter.
La resistenza ai test alternativi rappresenta da sempre un grande ostacolo nella lotta ai test sugli animali, in tutto il mondo. In Europa testare i cosmetici sugli animali è vietato per legge eppure si continua a fare, perché sono ammesse deroghe al regolamento in specifici casi di test per l’ambiente, per l’inquinamento e per la sicurezza richiesti dall’Agenzia europea delle sostanze chimiche. Il problema principale riguarda l’ammodernamento dei laboratori, quindi i costi, per questo la battaglia per vietare i test sugli animali è prima di tutto politica.
“La scienza sta avanzando molto più rapidamente della regolamentazione, che ancora non riconosce i suoi enormi progressi. Per questo è fondamentale fare pressione dal basso: aziende e governi non fanno nulla se non sono i cittadini a insistere", ci aveva detto in occasione del Lush Prize Hilary Jones, Lush Ethical Director e attivista. "La maggior parte dei laboratori e dell’attrezzatura è impostata per testare sugli animali; formare gli scienziati e cambiare gli strumenti tecnici sono le sfide più grandi che dobbiamo affrontare per fermare la sperimentazione sugli animali".
I test sugli animali sono considerati obsoleti da molti esperti: molti di questi test sono stati sviluppati all’inizio del 1900, come per esempio il test sulla sicurezza, datato 1927. Eppure per la FDA quelli sugli animali sono gli unici test sicuri: “Gli attuali metodi non animali non sono in grado di prevedere in modo affidabile gli effetti che possono verificarsi attraverso complesse interazioni tra il farmaco e il corpo umano. Sono scientificamente necessarie ulteriori ricerche prima che metodi alternativi possano essere utilizzati di routine per affrontare questioni così complesse”, ha dichiarato il rappresentante intervistato.
Questo aggiornamento normativo spaventa l’industria cosmetica. Le aziende ricercano sempre più le certificazioni, a partire dal bollino cruelty-free di Peta, perché i consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità e alle questioni etiche intorno all’uso dei cosmetici. Se i consumatori non accettano di acquistare solari testati su animali, le nuove leggi proposte potrebbero finire per limitare di molto il numero di filtri solari sul mercato, dirottando i consumatori sui filtri fisici e spingendo così l’industria cosmetica a fare pressione sulla FDA o in alternativa a lavorare a nuove offerte di solari cruelty-free.
repubblica