Il Grande Museo Egizio guarda a collaborazioni con l'estero

"Certamente vogliamo aumentare la cooperazione con altri musei e centri di ricerca, non solo in Italia ma in tutto il mondo, vogliamo collaborare con restauratori ed egittologi e mettere al servizio del mondo l'hub culturale che il Grande Museo Egizio rappresenta": così il direttore e Ceo del più grande museo egizio del pianeta, Ahmed Ghoneim, risponde alle domande di alcuni giornalisti stranieri convocati per una 'visita speciale' sui rapporti che il Gem intende intrattenere con altri Paesi custodi di un certo numero di vestigia di storia egiziana, primo fra tutti l'Egizio di Torino. Qualche palpitazione aveva causato ieri un post di paternità incerta diffuso sui social che reclamava la restituzione di "tutti" i reperti egizi sparsi per il mondo "con la collaborazione dell'Unesco", guarda caso da oggi diretta da un egiziano, Khaled el-Enany. Da tempo l'Egitto si adopera per "riportare a casa" alcuni pezzi importanti del suo passato, tra cui la Stele di Rosetta, che il British Museum custodisce a Londra da oltre 200 anni, e altri sono tornati con successo in patria. Altro sarebbe svuotare ogni altra collezione egizia, materia di studio e ricerca in molti Paesi del mondo. Ghoneim dice che questo aspetto "non riguarda il museo", e insiste sul fatto che i laboratori scientifici, di restauro e di studio fiore all'occhiello del Gem sono a disposizione di tutti i ricercatori. Un concetto ribadito dal direttore della conservazione, Hussein Kemal. "Di recente, ci siamo concentrati sull'inaugurazione e sull'allestimento di spazi espositivi. Ma le partnership internazionali sono importanti e ci interessano", ha detto. "Finora non abbiamo instaurato rapporti con musei internazionali. Ma speriamo di sviluppare queste partnership perché saranno vantaggiose per entrambe le parti, ed è importante avere una rete con i principali musei". A cinque giorni dalla faraonica inaugurazione, il museo pullula di visitatori, molti stranieri ma anche molti egiziani, soprattutto giovani, alcuni con indosso bandiere e altri simboli nazionali. Non c'è dubbio che il turismo, dome dice Ghoneim, riuscirà a ripagare le spese correnti con un vasto indotto. Forse non la spesa per la costruzione del Gem, ammontata a 1,2 miliardi ma, dice, i capitali di investimento sono un'altra cosa. Le entrate comunque ci sono, l'affitto dei molti negozi e ristoranti all'interno del museo (anche troppi secondo alcuni), i biglietti e le spese per hotel e ristoranti. Per i nostalgici resterà comunque aperto il vecchio museo egizio di piazza Tahrir. Intanto l'Egitto incassa la nomina di el-Enany all'Unesco: 54 anni, egittologo ed ex ministro egiziano per la cultura e le antichità dal 2016 al 2022, è stato scelto a larga maggioranza dagli Stati membri per succedere alla francese Audrey Azoulay come direttore generale durante la conferenza generale dell'Unesco a Samarcanda. Entrerà in carica il 15 novembre, diventando il primo rappresentante di uno Stato arabo e il secondo africano a guidare l'organizzazione. Una vittoria diplomatica per l'Egitto di Abdel Fattah al-Sisi, dopo la risonanza mondiale dell'inaugurazione del museo.
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