I musei britannici ristrutturano per sopravvivere

Le principali istituzioni museali britanniche, all’inizio dell’anno hanno avviato una “razionalizzazione” del personale che non va letta soltanto come una risposta immediata alla crisi post-pandemica, ma potrebbe essere interpretata come parte di una strategia a lungo termine verso un nuovo modello museale. L’obiettivo è costruire un modello economico sempre più sostenibile, capace di continuare a generare risorse proprie e di fare leva su un pubblico più giovane, ampliando le opportunità di engagement e crescita futura. Un percorso che, pur tra difficoltà e resistenze, potrebbe delineare il futuro della cultura museale anche su scala internazionale. Tate, Science Museum Group e Royal Academy sono tra le principali istituzioni culturali britanniche che hanno attuato piani di riduzione del personale per far fronte alle difficoltà finanziarie a seguito della pandemia.
La Tate, nel suo venticinquesimo anniversario, ha avviato - a partire dallo scorso mese di marzo - la riduzione dei costi per il personale del 7%, specificando che tale “razionalizzazione” è stata ottenuta principalmente attraverso misure volontarie, come la mancata sostituzione dei ruoli vacanti e l’accettazione di dimissioni volontarie. Tradotto in numeri questi tagli avrebbero comportato soppressione di circa 40 posizioni. La necessità di affrontare il futuro con una struttura di costi più contenuta è data dalle previsioni economiche finanziarie dei budget futuri a partire dalla gestione 2023-24 nella quale la Tate ha continuato a registrare una riduzione del numero di visitatori rispetto ai livelli pre-pandemia, in particolare dei visitatori internazionali, a causa dell’aumento del costo della vita. Il numero complessivo di visitatori è aumentato da 5,99 milioni nel 2022-23 a 6,36 milioni nel 2023-24, tenendo conto della chiusura della Tate Liverpool e dell’apertura di spazi temporanei presso il RIBA a partire da ottobre 2023. Grazie al successo di mostre su Hilma af Klimt, Piet Mondrian e Philip Guston, la Tate Modern ha registrato una ripresa dalla pandemia di Coronavirus, raggiungendo un pubblico pari all’82% della media pre-Covid. Il successo del programma della Tate Britain e la riorganizzazione della collezione espositiva hanno portato il pubblico dal 62% della media pre-Covid al 79 per cento. Le visite a St Ives sono state costantemente intorno al 90% di quelle precedenti al 2020 e questo trend è continuato anche quest’anno, a dimostrazione del fascino intramontabile di questa galleria. Tutto questo allarme sulle prospettive future non è immediatamente verificabile nei risultati di bilancio della gestione 2023-24 che hanno visto un miglioramento delle entrate da ingressi e di quelle da raccolta fondi, oltre al mantenimento dei ricavi da membership per 15,2 milioni di sterline. Inoltre la gestione 2023-24 è stata favorita da un eccezionale rimborso delle aliquote pagate dal 2017-18 al 2022-23, pari a 6,2 milioni di sterline per tre proprietà del museo.
Ma guardando al futuro l’esercizio, chiuso lo scorso marzo (gestione 2024-25 ma i dati non sono ancora disponibili), le ipotesi di budget hanno evidenziato un disavanzo nonostante l’utilizzo delle riserve generali non vincolate generate nel 2021-22 e nel 2022-23. Per questo motivo è stato avviato un programma partendo dall’analisi dei visitatori volto a “definire gli orientamenti per il periodo 2024-2030, sintetizzati in un piano quinquennale denominato Tate Future: 2030”. Nel corso degli anni - come si legge nella relazione di bilancio - è stato fatto molto per migliorare i flussi di entrate che garantiranno la sostenibilità a lungo termine: performance delle mostre, adesioni e creazione di risorse a lungo termine per il futuro.Un punto importante di questo progetto sono le membership. Attualmente sono circa 145.000, e l’avvio del programma per i giovani, Tate Collective, lanciato nell’aprile 2023 ha permesso di passare da 2.000 ad oltre 180.000 membri attratti dal vantaggio di biglietti a 5 sterline, sconti nei negozi e nei bar, eventi esclusivi e altro ancora. L’attrattiva di queste offerte è continuata durante la pandemia di Coronavirus e ha resistito durante la conseguente fase di indebolimento dell’economia.

Science Museum Group, Londra
Anche il Science Museum Group (SMG) ha ridotto la propria forza lavoro e circa 20 dipendenti lasceranno l’organizzazione al termine di un programma di cambiamento che ha incluso pianificazione del team e gestione dei posti vacanti. La riduzione del personale è stata necessaria per affrontare le limitazioni di bilancio in un contesto finanziario difficile, che ha comportato una riduzione del budget destinato al personale di circa 3 milioni di sterline negli ultimi 18 mesi.

Royal Academy of Arts, Londra
Stessa sorte per la Royal Academy che potrebbe dover affrontare una riduzione del personale fino a 60 posti di lavoro con l’ammissione da parte dei dirigenti di trovarsi di fronte a una “seria sfida finanziaria” dopo che il numero di visitatori non è riuscito a tornare ai livelli pre-pandemici. Ciò è dovuto principalmente al significativo calo del numero di visitatori registrato dall’inizio della pandemia, che ha avuto un impatto sulle entrate dell’istituzione. Sebbene il Consiglio della Royal Academy abbia approvato il piano di riduzione del personale, non è stata ancora presa alcuna decisione definitiva. La situazione ha portato alcuni membri del personale a votare una mozione di sfiducia nei confronti della dirigenza della RA.
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