Il destino di papa Leone XIV scritto nel suo nome: il significato in dialetto milanese

Il destino di Francis Prevost, papa Leone XIV, sembra stato scritto nel suo nome. Non necessariamente quello di pontefice, ma sicuramente un ecclesiastico. O almeno per il dialetto lombardo. Prevost, 'prevosto' è - come indica la Treccani - "il titolo che in alcuni monasteri si dà al primo dignitario dopo l'abate" e "in certe diocesi, specie dell'Italia settentrionale, nome col quale si indica il vicario foraneo o il parroco".
Negli anni 1000 la Chiesa titolava 'praeposĭtus' nei monasteri benedettini il monaco immediatamente subordinato all'abate. Il termine latino divenne 'prevost' in francese. Nell'arcidiocesi di Milano il titolo di prevosto in passato aveva un ruolo centrale. I prevosti erano a capo delle pievi (circoscrizioni ecclesiastiche minori) che costituivano i territori del Ducato di Milano. Con la soppressione delle pievi nel 1972 il titolo di prevosto è divenuto esclusivamente onorifico.
Papa Leone XIVNato nel 1955 a Chicago, Illinois, nel 1955 da madre di origini spagnole e padre di origini francesi e italiane, Prevost è diventato sacerdote dal 1982, dopo essere entrato nel noviziato dell'Ordine di Sant'Agostino nel 1977. Ha studiato teologia presso la Catholic Theological Union di Chicago e in seguito ha conseguito ulteriori titoli accademici presso la Pontificia Università di San Tommaso d'Aquino, a Roma. La sua vocazione missionaria lo ha portato in Perù, dove è rimasto dal 1985 al 1999, quando è tornato a Chicago. Dal 2001 al 2013 è stato priore generale dell'Ordine di Sant'Agostino.
Gli auguri della Chiesa di Milano"Una grande grazia, impegnativa, che allarga il cuore". Commenta così l’elezione di Robert Francis Prevost, papa Leone XIV, un ambrosiano “trapiantato” in Vaticano, don Andrea Ciucci, coordinatore dell’Ufficio Centrale della Pontificia accademia per la vita.
Lo riporta Stefania Cecchetti sul portale Chiesa di Milano. Una scelta inaspettata? "Non è stata una sorpresa assoluta, era tra i nomi della vigilia. Diciamo subito che è un uomo scelto da papa Francesco, penso quindi che sia una scelta che va nell’ordine di una continuità, ma spero anche creativa, perché è giusto che poi ogni papa dia il suo contributo", commenta don Ciucci. Che aggiunge: "Il nuovo vescovo di Roma è un americano, è un padre agostiniano, è stato vescovo in Perù, come ha ricordato parlando in spagnolo nel suo primo discorso da papa, ha diretto un dicastero in Vaticano. Insomma, ha un profilo che unisce culture, storie e tradizioni molto diverse, in una maniera molto particolare".
Delpini: "La chiesa ambrosiana ama il papa"Anche l'arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini ha lasciato un intervento sul nuovo pontefice: "Nello spavento dell’annunciazione si manifesta la grazia di Dio. La Chiesa ambrosiana prega e ama il papa e in questo momento trepido dell’inizio io credo che si verifichi la grazia della annunciazione. La parola di Gesù invita i discepoli: 'Ecco, io vi dico, alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura' (Gv 4,35). Certo il papa raccoglie l’invito di Gesù e guarda il nostro tempo e il nostro mondo per riconoscervi l’opera di Dio. Papa Leone XIV, che oggi avvia il suo ministero, sa che deve essere il servo di tutti perché tutti siano uno: non si aspetta applausi e trionfi. 'Insultati, benediciamo; perseguitati sopportiamo; calunniati, confortiamo' (cfr 1 Cor 4,12s). Ecco i sentimenti che io immagino nel papa e le intenzioni per cui preghiamo: perché nel turbamento sperimenti la grazia, nella interpretazione del mondo riconosca l’avvicinarsi del regno, nel servizio dell’unità trasfiguri le prove in dichiarazioni d’amore per la Chiesa'.
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