Il Pallone d'Oro è di Dembélé: battuto Yamal. Donnarumma in top 10

È il Pallone d’oro di Ousmane Dembélé, che ha battuto la concorrenza feroce di Lamine Yamal. E’ il trionfo di Gianluigi Donnarumma, ormai al Manchester City, ma miglior portiere al mondo, e nono tra i candidati del premio di France Football, grazie all’ultima annata da protagonista a Parigi. E sul podio c’è salito pure Vitinha, terzo, motore del Psg di Luis Enrique, premiato come miglior allenatore. Insomma, ieri sera, al teatro Chatelet, nel cuore della capitale francese, si è celebrato soprattutto il club dell’emiro del Qatar, premiato pure come il migliore dell’élite calcistica. E che a maggio ha realizzato finalmente il grande sogno del sovrano di Doha di alzare la prima Champions League, proprio quando ha deciso di rinunciare alle grandi stelle, puntando sul collettivo, da cui far emergere appunto i migliori giocatori. Come Dembélé, in lacrime sul palco abbracciando la mamma: "Non è mai stato un obiettivo vincere il Pallone d’oro, ma sono felice ed è soprattutto un premio collettivo", ha dichiarato il numero 10.
L’erede di Rodri è il simbolo di una squadra costruita secondo i precetti di Lucho che ha abolito ogni privilegio, negando il posto fisso a chiunque, pretendendo da ogni giocatore massimo sacrifico e polivalenza. Le statistiche accompagnano il trionfo del fantasista parigino. In 52 presenze complessive, il francese ha realizzato 35 gol, uno ogni cento minuti, e 16 assist. Ma questi numeri non raccontano il nuovo Dembélé sbocciato paradossalmente da un’esclusione, quando lo scorso autunno Luis Enrique decise non portarlo in trasferta sul campo dell’Arsenal perché reticente al nuovo corso dell’uno per tutti. Decisione forte che, al di là della sconfitta per 2-0, scosse lo spogliatoio dimostrando che nessuno è al di sopra della squadra. Neppure Dembélé, di fatto, l’unico in grado di fare la differenza in un attacco che nel giro di due anni ha perso prima Messi e Neymar e poi Mbappé.
Un messaggio ben recepito dal diretto interessato che da gennaio in poi si è tramutato in leader di un reparto non solo privo di grandi star, ma anche di un vero centravanti. Un sistema che ha esaltato le doti di Dembélé a cominciare dalla serata catartica con il Manchester City, da dentro o fuori. Suo il gol che diede inizio alla rimonta da 0-2 a 4-2. E da lì è stato tutto un volo ad alta quota, con tripletta a Stoccarda, doppietta al Brest ai play-off, la rete della resistenza ad Anfield, agli ottavi, prima delle parate decisive di Donnarumma ai rigori. Senza dimenticare il gol carico di rivincita personale per abbattere proprio l’Arsenal, all’Emirates, in semifinale. E naturalmente i vari assist, di cui due in una finale stravinta con l’Inter (5-0).
Il primo ad abbracciare Dembélé, mentre partivano i cori da stadio in sala e i fuochi d’artificio degli ultras parigini fuori, è stato Donnarumma, di nuovo il migliore al mondo. Il premio Yashin, Gigio l’aveva già sollevato nel 2021, al primo anno da parigino e grazie soprattutto al trionfo nel campionato europeo con l’Italia. Stavolta, l’azzurro è stato premiato per le sue prestazioni che hanno permesso al Psg di vincere la Champions. La prima per il club parigino. La prima per Donnarumma, ormai al Manchester City, ma che aveva scelto Parigi proprio per questo obiettivo. Il trofeo glielo ha consegnato il capo delegazione dell’Italia, Gianluigi Buffon, un altro ex del Psg, che si è congratulato pure con uno affettuoso schiaffo sulla nuca del suo erede. "Sono contentissimo delle mie prestazioni della passata stagione – ha sottolineato Donnarumma -, insieme ai miei ex compagni abbiamo ottenuto risultati incredibili. E’ anche grazie a loro e alla mia famiglia che sono qui. Adesso sono concentrato sul City, con cui spero di vincere tanto ancora".
Gigio si è imposto davanti ad Alisson del Liverpool e al nerazzurro Sommer. E anche a Chevalier, suo successore che però, mentre l’italiano veniva premiato a Parigi, faceva perdere il Psg a Marsiglia con una papera sul gol partita di Aguerd. Yamal invece è tornato a casa di nuovo con il premio del miglior giovane. La migliore giocatrice rimane l’altra blaugrana Bonmati: terzo anno di fila. Come solo Messi e Platini in passato.
La Gazzetta dello Sport