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Il costo del cancro al seno sulle pazienti: 500 euro all’anno

Il costo del cancro al seno sulle pazienti: 500 euro all’anno

Il nostro sistema sanitario garantisce gratuitamente i trattamenti per il cancro, ma ci sono altri farmaci che servono per gestire effetti collaterali della malattia e dei farmaci e che, per grande parte, sono acquistati di tasca propria direttamente dai pazienti. Parlando di tumore al seno, si stima che ben il 41% di questi costi sia sostenuto dalle donne e delle loro famiglie. Costi a cui si aggiungono quelli per visite specialistiche ed esami diagnostici, spesso effettuati privatamente per ridurre i tempi di attesa del sistema sanitario. Tutti questi costi hanno una definizione, quella di tossicità finanziaria del cancro.

La tossicità finanziaria al centro del congresso Andos

Proprio la tossicità finanziaria, che colpisce il 38% delle oltre 55 mila donne che ogni anno si ammalano di tumore al seno, è tra i temi al centro del 42° Congresso Nazionale Andos (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno), ‘L’Andos e l’Europa’, aperto il 5 giugno a Gorizia, dove saranno presentati i risultati della survey dedicata al peso finanziario della patologia. “Il tumore del seno non ha conseguenze solo sanitarie, ma anche psicologiche ed economiche – spiega Flori Degrassi, presidente Nazionale Andos –. Le uscite private equivalgono a circa 500 euro a paziente ogni anno. La tossicità finanziaria è un tema sempre più centrale: per questa ragione, come associazione, abbiamo realizzato una survey che presenta i dati relativi ai costi della malattia, ma anche ai bisogni psicologici e ai timori delle donne con carcinoma mammario”.

Due progetti europei

Andos vuole offrire alle donne uno sguardo sul panorama sanitario, per essere soggetti attivi sia nei processi terapeutici che nella fase che precede la malattia, quella della prevenzione, e la tre giorni avrà come focus il ruolo cruciale delle associazioni pazienti europee. È da questa premessa che nascono due progetti, che saranno presentati nel corso della kermesse: Safe Together, ideato in collaborazione con associazioni polacche e croate, che punta alla realizzazione di linee guida dedicate alla formazione dei caregiver delle pazienti terminali, perché possano curarsi sia degli aspetti sanitari sia psiconcologici, e S.h.i.e.l.d., che mira ad avvicinare le donne culturalmente ed economicamente svantaggiate agli screening offerti sul territorio.

“La scelta di svolgere questa 42° edizione del nostro Congresso Nazionale a Gorizia non è casuale - sottolinea Degrassi - visto che la città è stata infatti dichiarata Capitale Europea della Cultura 2025 insieme a Nova Gorica”.

Il punto sui percorsi di cura

Durante il congresso si parla anche di come personalizzare la diagnosi precoce in base a un calcolo corretto del rischio clinico individuale, tenendo presente alcune condizioni genetiche che richiedono approcci diagnostico-terapeutici particolari, come le mutazioni dei geni Brca. Viene sottolineata l’importanza dell’approccio multidisciplinare e della continuità del percorso di cura. Professionisti tra i più qualificati presenteranno aggiornamenti sulle innovazioni terapeutiche che permettono di ottenere risultati insperati fino a qualche anno fa, anche in condizioni di malattia avanzata. Al centro di tutto, il punto di vista delle pazienti.

“Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un vero cambiamento di paradigma”, ricorda Fabio Puglisi, ordinario di Oncologia medica dell’Università di Udine e direttore del Dipartimento di Oncologia medica presso l’Irccs Cro di Aviano. Oggi possiamo personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche molecolari del tumore e al profilo clinico e genetico della paziente. Disponiamo di terapie endocrine più efficaci, farmaci biologici come gli inibitori di CDK4/6, nuovi agenti orali contro mutazioni specifiche come ESR1 e PIK3CA, e coniugati farmaco-anticorpo (noti con la sigla ADC) che combinano l’efficacia della chemioterapia con la precisione delle terapie mirate.

Inoltre, per alcune forme più aggressive, come il tumore triplo negativo, sono disponibili l’immunoterapia e farmaci che agiscono su bersagli specifici. “Per molte donne convivere con un carcinoma mammario metastatico oggi può voler dire vivere più a lungo, con meno sintomi e una buona qualità di vita - dice Puglisi - Il futuro si gioca sulla diagnosi molecolare, sull’accesso equo alle cure e sulla collaborazione tra medici, pazienti e istituzioni”.

L’Intelligenza artificiale nella diagnosi precoce

Non poteva mancare l’intelligenza artificiale, sempre più protagonista nel mondo sanitario, e non solo. “Offre un’opportunità unica per rivoluzionare i processi di screening radiologici del tumore del seno - spiega Francesca Caumo, direttrice della Uoc di Radiologia senologica e Oncologica all’Istituto Oncologico Veneto, Irccs di Padova -. Questa tecnologia avanzata consente una personalizzazione basata su fattori di rischio e sulla densità mammaria, migliorando la precisione delle diagnosi. Grazie alla sua capacità di effettuare triage, l’IA può ottimizzare l’efficienza dei radiologi, riducendo il carico di lavoro e permettendo loro di concentrarsi su casi più complessi e a rischio elevato”.

La radiologia, ricorda l’esperta, “gioca un ruolo cruciale nella diagnosi precoce del carcinoma mammario, anche grazie a tecniche emergenti come la mammografia con mezzo di contrasto e alle pratiche di interventistica ormai indispensabili per la diagnosi e la terapia”. L’uso dell’IA in questo contesto non solo accelera l’analisi delle immagini, ma migliora anche la sensibilità e la specificità nella rilevazione di anomalie, contribuendo così a un trattamento tempestivo e mirato.

“Integrando l’intelligenza artificiale nei flussi di lavoro radiologici - conclude Caumo - possiamo migliorare la qualità delle cure e supportare i radiologi nel fornire diagnosi più accurate e sicure per le pazienti”.

La Repubblica

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