Oncologia e sostenibilità: così l’investimento sull’attività fisica contrasta il tumore del colon

Pochi giorni fa, al congresso dell’American Society of Clinical Oncology 2025, sono stati presentati i risultati dello studio Cjallenge (Colon Health and Life-Long Exercise Change), il primo trial clinico prospettico ad aver dimostrato come l’esercizio fisico dopo l’intervento chirurgico per una neoplasia possa aumentare la possibilità di guarigione.
Questo importante studio ha randomizzato 900 pazienti, già sottoposti a intervento chirurgico e chemioterapia postoperatoria standard, a due differenti strategie. La prima opzione consisteva nel consultare materiale informativo generico su stili di vita e salute, che incoraggiava i pazienti a praticare attività sportiva aerobica. La seconda, invece, prevedeva il partecipare attivamente a un programma triennale di esercizio fisico strutturato e supervisionato, seguendo i consigli personalizzati di un trainer. Per raggiungere l’obiettivo era sufficiente una camminata rapida di 45 minuti per 3-4 volte alla settimana, ma lo stesso target era possibile con 30 minuti ripetuti tre volte a settimana di varie attività sportive o ricreative. Il paziente assegnato all’intervento attivo frequentava sessioni di supporto motivazionale e lezioni di attività fisica supervisionate dal trainer, aumentando gradualmente nel corso dei semestri la propria attività fisica.
I risultati dello studio sono straordinari e rappresentano la prima solida evidenza che un intervento comportamentale possa aumentare le chance di guarigione. Dopo le procedure chirurgiche e la chemioterapia tradizionale, la pratica di attività fisica guidata ha ridotto del 28% la possibilità di recidiva o morte da tumore del colon, pari a un beneficio assoluto del 7%.
Nel 2012, lo studio internazionale Avant – che ha coinvolto oltre 3.500 pazienti operati per tumore del colon – puntava a dimostrare che l’aggiunta di un farmaco antiangiogenico alla chemioterapia potesse aumentare del 6% assoluto le probabilità di guarigione. Un obiettivo ambizioso, ma i risultati furono deludenti: non si registrarono benefici concreti. Oggi, invece, lo stesso traguardo è stato raggiunto grazie all’attività fisica strutturata proposta dallo studio Challenge, senza il ricorso a costose terapie farmacologiche.
Alla luce di queste evidenze, il Collegio italiano dei Primari di Oncologia medica ospedaliera (Cipomo) sottolinea l’importanza strategica dei risultati del trial Challenge, sia in chiave clinica che farmaco-economica. Se una molecola innovativa avesse trovato spazio nel trattamento adiuvante di pazienti operati per neoplasia intestinale - considerando che in Italia 40.000 persone si ammalano ogni anno di tumore del colon e il 25% di loro riceve trattamenti oncologici postoperatori – si sarebbero spesi centinaia di milioni di euro in terapia farmacologica.
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