Alla Frick di New York i tesori del Santo Sepolcro

(di Alessandra Baldini) I tesori del Santo Sepolcro approdano per la prima volta negli Usa, da domani alla Frick Collection di New York e poi da marzo a giugno al Kimbell Museum di Forth Worth in Texas. Sono straordinari oggetti preziosi di arte sacra commissionati da papi e sovrani ai migliori gioiellieri dell'epoca per essere donati alla Chiesa Madre della Cristianita' attraverso un tramite improbabile: l'ordine dei Francescani che si ispira al messaggio di povertà e di umiltà predicato dal santo di Assisi. Arredi e paramenti sopravvissuti ai secoli, all'avidita' degli uomini e alle guerre torneranno a Gerusalemme nel nuovo museo voluto dall'allora Custode della Terra Santa, cardinale Pierluigi Pizzaballa, che aprira' nel 2028 nel cuore della citta' vecchia. Rappresentano una storia di resilienza: dato il valore intrinseco dell'oro, l'argento e le gemme che li costellano sarebbero stati altrimenti distrutti, fusi e riutilizzati se non fossero rimasti 'nascosti in bella vista' nel convento dei francescani. La mostra nelle nuove sale per esposizioni della Frick ne presenta una settantina: "A Gerusalemme ce ne sono molto, molti di piu'", dice all'Ansa il numero due del museo Xavier Solomon che con la mostra chiude in bellezza: da novembre sara' a Lisbona per dirigere il museo Gulbenkian. Paramenti liturgici, ostensori, calici tempestati da pietre preziose con dediche reali, torciere, candelabri - sei donati da Carlo II di Spagna ma fabbricati da Pietro Juvarra e dai figli Sebastiano e Eustacchio a Messina, da Napoli un crocifisso di oro, lapislazzulo, granati, rubini, smeraldi, diamanti e quarzi - mostrano come come i vari reali europei si sfidarono in generosità per er arricchire lo splendore del Tesoro del Santo Sepolcro. Ma c'e' una storia dentro la storia: gli arredi sacri del Tesoro di Gerusalemme erano rimasti fuori dal radar degli studiosi fino agli anni Ottanta quando li 'riscopri' uno storico dell'arte cubano-italiano, Alvar Gonzalez Palacios, seguendo le tracce di documenti degli archivi di Napoli. Riluttanti sulle prime, i francescani, che avevano custodito il tesoro per secoli usandone gli oggetti per le cerimonie religiose piu' solenni, gli aprirono una stanza remota del Convento di San Salvatore. Allievo a Firenze di Roberto Longhi, Gonzalez Palacios comprese subito l'eccezionalita' di quanto aveva davanti agli occhi. Da allora alcuni pezzi hanno viaggiato: dopo una prima mostra a Versailles nel 2013, sono seguite tappe al Gulbenkian, il Gaias di Santiago del Compostela e il Museo Marino Marini a Firenze con un focus sui doni della corte dei Medici. Ora l'America. E a chi gli ha chiesto, anche alla luce della guerra a Gaza, se oggetti di tanto pregio non sarebbero stati piu' sicuri rimanendo sconosciuti, padre Stéphane Milovitch, direttore dell'ufficio beni culturali della Custodia, risponde che questo tesoro impareggiabile - ora identificato, catalogato, fotografato e inserito in una banca dati - sara' meglio preservato entro i confini di un museo: "In Europa, da dove sono venuti, tra guerre e spoliazioni, i tesori di questa mostra probabilmente non sarebbero sopravvissuti".
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