L'esoscheletro

Il candidato alla presidenza della Repubblica portoghese, Marques Mendes, ha affermato che il recente attacco di Israele all'Iran è "un intervento del tutto gratuito, profondamente inutile e, soprattutto, molto pericoloso". E ha aggiunto "per quanto riguarda la Striscia di Gaza", che si tratta di "una situazione intollerabile", osservando, come di consueto in termini discolpanti, che "il diritto di Israele all'autodifesa non è in gioco", prima di aggiungere "ma – sempre il fatidico ma – Israele sta abusando del suo intervento, creando una crisi umanitaria senza precedenti e cercando di decimare un popolo".
Con la sua piccola piroetta verbale – “decimare un popolo” – Marques Mendes evita di usare il termine genocidio. Sta quindi pescando a sinistra, aderendo furtivamente all'idea; sta pescando a destra rifiutando la parola della sinistra. Il doppio gioco è chiaro. E forse si crede intelligente, o almeno scaltro. Con grande carità ermeneutica, si direbbe che fosse una necessità funzionale. Una piccola contorsione da una parte, un'altra dall'altra e, con l'aiuto di una immaginaria legge di compensazione, pensava, nessun danno grave sarebbe accaduto al mondo. Fino a questo punto – lo ripeto: con grande carità ermeneutica – si poteva chiudere gli occhi sul moccio, minimizzare le assurdità, ignorare le arti camaleontiche e relegare la questione al regno dei conti elettorali.
Ma Marques Mendes sudò e lottò a lungo in uno studio televisivo, presentando molti grafici per la comprensione del pubblico a casa. Investì gran parte della sua vita nella campagna per una vittoria, che sembrava facile. Per ottenerla, seguì il copione che si era imposto con orgoglio e tenacia. L'ammiraglio arrivò a cambiare i suoi piani. L'impatto e l'intensità mediatica di indossare un'uniforme nelle estreme condizioni di reclusione e di una vita sospesa, insieme ai risultati ottenuti con il colore della vita, che gli studi grigi non gli permettevano di fare, misero Marques Mendes in una situazione difficile.
E poi ha rivelato di che pasta era fatto. Invece di affermarsi politicamente, il che gli avrebbe garantito una sconfitta onorevole nel peggiore dei casi, è sprofondato in una disperazione senza speranza. E raccogliendo ogni briciola per vedere se riusciva a trovare una pagnotta, non ha badato a spese. Ottuse nella forma e nel contenuto, le sue dichiarazioni – a cui lui stesso non crede per un attimo – sull'attacco di Israele all'Iran, un attacco che difende, in primo luogo, Israele, in secondo luogo i Paesi vicini (si veda, ad esempio, la posizione della Giordania) e, in terzo luogo, l'Europa e l'Occidente (si veda, ad esempio, la posizione del cancelliere tedesco Friedrich Merz) mostrano ciò che nessuno voleva vedere: una totale mancanza di scrupoli e di valori, una disponibilità a barattare gli interessi del Paese e la solidarietà con alleati e amici per 30 monete contate in voti. Ma mostrano anche la volontà di tradire se stesso, e quindi di tradire chiunque. E la gente in patria ha capito, ha capito benissimo. Non lo vedono come una farsa di spina dorsale, vedono solo un venditore di convinzioni vestito con un esoscheletro mediatico.
observador